In occasione della Route Nazionale 2014, evento a livello nazionale dell’Agesci svoltosi al Parco San Rossore, è stato proposto ai ragazzi partecipanti (di età compresa dai 16 ai 21 anni) di scrivere delle lettere per raccontarsi e far sapere ciò che pensano di loro stessi e del mondo di oggi. Delle oltre ottocento lettere recapitate durante l’evento l’agenzia Codici, coordinata dal sociologo Stefano Laffi, ne ha scelte centoventi da pubblicare. Il frutto delle lettere libere di questi giovani è un’autobiografia collettiva (così chiamata da Laffi) “Quello che dovete sapere di me” edito dalla Feltrinelli. In occasione del Festivaletteratura 2016 Laffi ha presentato il libro ed è stato invitato insieme ai presidenti dell’Agesci, Marilina e Matteo ad incontrare i Rover e le Scolte della zona di Mantova durante l’evento “Voci di coraggio sulla strada”. In questa occasione i ragazzi hanno posto alcune domande tra cui:
Rover: “I mass media ci (ndr. I giovani) etichettano come bamboccioni, lei cosa ne pensa?”
Laffi: “In realtà i giovani sono come dei pionieri che si avventurano nell’ignoto, o meglio sono come degli scienziati: hanno voglia di scoprire il mondo e di fare esperimenti senza mai fermarsi. I giovani di oggi interagiscono tra di loro, non solo sui social network (come si pensa), fanno continuamente casting, partecipano a bandi e concorsi, hanno bisogno di concretezza. Insomma, questi ragazzi hanno voglia di farsi da soli e di riscattarsi e non commettere gli stessi errori che hanno compiuto altri prima di loro”.
Rover: “I ragazzi scout Agesci sono molto diversi dagli altri giovani che ha incontrato?”
Laffi: “Da quando ho partecipato alla Route Nazionale ho incontrato così tanti scout che penso di aver conosciuto diverse sfaccettature dello scautismo. I giovani che frequentano questa associazione credono in valori e principi che sono elevatissimi, sono molto responsabili e hanno un grande senso del dovere. Tuttavia non sono dell’idea che altri ragazzi non scout siano scevri di questi valori. Semplicemente non li condividono o non hanno un gruppo unito e solido con il quale confrontarsi a differenza dei ragazzi inseriti nei Clan. Da giovane mio malgrado non ho fatto parte dell’Agesci, ma ora che sono entrato in questo vortice ammetto di esserne rimasto sorpreso e meravigliato. Tanto che ho iscritto mia figlia agli scout”.
Alla domanda qual è la relazione tra i giovani e la responsabilità l’autore risponde che i ragazzi di oggi sono iper- pragmatici. Nella situazione di incertezza estrema sul futuro (altro tema ricorrente nelle lettere) i ragazzi si muovono per tentativi.
Non essendo sicuri di ciò che sarà del loro domani i ragazzi sono legittimati in questa ricerca costante perché sono consapevoli che alcune scelte sono reversibili e possono sempre tornare indietro.
I ragazzi sono disposti adesso più che mai a investire e disinvestire in tempi record su ciò che pensano sia meglio. Tuttavia sono i primi a far capire agli adulti che un mondo così non va bene. Per questo c’è bisogno di un cambiamento. E allora oggi cosa si può fare per aiutare i ragazzi?
“Bisogna invitare i ragazzi a capire dov’è il loro orizzonte, dove vogliono arrivare. Per fare questo è’ necessario stargli accanto. Ascoltarli tanto. Senza limitazioni”.
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